un caso per tre – un giallo a quattro mani – quarta puntata

Quarta puntata del giallo a quattro mani scritto con Gian Paolo (Newwhitebear). Questo è il mio contributo settimanale. Gli altri episodi li trovate qui: 1 2 e 3.

«Di dove siete?» S’informò Debora, mentre, arrivati alla cima della montagnola dove il sentiero conduceva, riprendevano la strada del ritorno. «Di Treviso…».
«Ho letto di questa bella città del Veneto, con i suoi canali e le sue opere d’arte, ma, a parte Venezia, non conosciamo altro del Veneto, vero, Andrea?»
«Sì, Debbi. Il fatto è che il lavoro mi impegna molto e anche tu hai sempre da fare con le tue opere di beneficenza…».
«… e poi fa l’investigatrice!» Aggiunse Elisa.
«Allora, abbiamo investigatori in ambedue le nostre famiglie!» Intervenne Sofia, accennando con il capo a Walter.
«Sofia, ma che dici?» Walter cercò di minimizzare, mentre Debora venne in suo soccorso.
«Anch’io, signor Walter, sono una dilettante, mi sono trovata per caso coinvolta in situazioni tragiche di alcuni amici e…».
«E, siccome sei una curiosa irrimediabile, ti sei interessata dei casi, rischiando anche la vita!» Andrea completò la frase della consorte.
«Vorrei precisare che io non faccio l’investigatore, neanche dilettante, mi è capitato …».
«Ricordo, signor Walter, di recente un caso delittuoso di Treviso in cui un cane ha rinvenuto un arto artificiale in un canale durante una passeggiata con il padrone … non mi dica che si trattava di Puzzone!»
Sentendo il suo nome, Puzzone rivolse uno sguardo grato, distogliendo un attimo l’attenzione da Lina, che ne approfittò per addentargli la coda.
«Be’ … sì … Si tratta di Puzzone e me.»
Walter si sentiva un po’ in imbarazzo, che andò aumentando quando Debora aggiunse: «Si è parlato poco di lei e non le hanno dato il giusto riconoscimento … lo so perché, interessata come sono alla criminologia, ho avuto occasione di consultare le cronache di nera di provincia dove, invece, si è parlato dell’apporto decisivo della sua testimonianza, quantomeno. Tuttavia, sono convinta che si trattasse di qualcosa di più di una semplice testimonianza. Ma avremo modo di riparlare di questi argomenti durante le vacanze, se non le dispiace.»
«Assolutamente no!»
Walter era felice di aver concluso la conversazione per lui insidiosa ma, allo stesso tempo, si sentiva soddisfatto di aver aperto un discorso interessante che avrebbero potuto riprendere successivamente; non negava infatti, di avere anche lui un certo interesse per gli argomenti di nera.
La passeggiata di ritorno fu piacevole e rilassata, mentre osservavano la splendida natura che li circondava. Lina, dal canto suo, aveva trovato una pigna con cui corrompere Puzzone che si fece coinvolgere volentieri in una lotta e rincorsa di chi tra loro deteneva l’oggetto legnoso.
Era, ormai, quasi ora di pranzo e si ritirarono in camera per cambiarsi d’abito. Debora si fermò un attimo alla reception perché Francesca, la receptionist, le aveva fatto cenno.
«Signora Nardi, volevo avvisarla che il guasto alla rete wireless è risolto, quindi, può accedere tranquillamente.»
«Grazie, cara. Da quanto lavori qui? Non ti ho mai visto …».
«Sono venuta nell’invernata. Come avrà capito dall’accento, non sono di qui.»
«Non è difficile accorgersene! Come mai dal Nord sei venuta in questo paesino?»
Non c’era voluto molto perché Debora entrasse in modalità investigativa, definita dalla figlia Elisa ‘modalità Jessica Fletcher’: quella ragazza la intrigava, non sembrava adatta a vivere in un piccolo paese, anche se turistico, perché, a suo avviso, aveva dei modi molto cittadini, tanto nel linguaggio che usava quanto nel modo in cui vestiva.
«Durante delle vacanze in Inghilterra ho conosciuto Antonio, il mio fidanzato, che è di Roccaraso. Lui stava lì per fare esperienza nel campo alberghiero. Ci siamo innamorati e così … eccomi qua!»
«Non aveva più opportunità al Nord?» Debora non riusciva a trattenere la curiosità, era più forte di lei.
«Antonio è legato alla famiglia …».
«Capisco … Bene, cara. Grazie per avermi avvisato del wi-fi.».
Debora salì in fretta in camera, mentre i suoi familiari erano già pronti per recarsi in sala da pranzo; durante il pasto continuò a pensare alla ragazza della reception, bella e bionda, con la figura slanciata e un fare elegante e gentile: era curiosa di conoscere Antonio e di sicuro non sarebbe mancata occasione.
Il pasto abbondante, come sanno fare solo da quelle parti, li mise nella condizione di desiderare un comodo letto per il riposo pomeridiano, ma Elisa disse che sarebbe stata in piscina. Andrea andò in camera portandosi dietro Lina, mentre Debora pensò di fare un giretto intorno alla struttura. Salutò Walter e Sofia che andavano, anche loro, in camera con Puzzone e uscì per la sua perlustrazione.
Il giardino era ben tenuto e la piscina era pulita, ma sostanzialmente era tutto rimasto come negli anni precedenti, salvo la tinteggiatura annuale che le assi di legno richiedevano. Ritornava dal suo giretto nei dintorni quando, sbirciando all’interno della hall attraverso una grande vetrata, vide un giovane alto e bruno che discuteva animatamente con Francesca sul retro del bancone della reception. Doveva essere Antonio, intuì Debora e già non le piaceva, neanche un po’. Quando passò davanti alla postazione, vide che l’uomo strattonava la giovane e la cosa le piacque ancora meno; si schiarì rumorosamente la gola mentre chiamava Francesca con la scusa di sapere se il wi-fi necessitasse di una password. Antonio andò via di corsa salutando a malapena.
«Tutto bene, cara?»
«Sì, signora Nardi … mi scusi …».

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