un caso per tre – un giallo a quattro mani – sesta puntata

Continua il racconto a quattro mani scritto da Gian Paolo (Newwhitebear) ed Elena.

In questa puntata accade uno strano incidente. Omicidio? Se così fosse, Walter e Debora sarebbero assolutamente nel loro elemento naturale.

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«Cosa accade, signora Debora? I carabinieri stanno eseguendo dei controlli …». Walter si affrettò a chiedere mentre, con Sofia e Puzzone, guadagnava l’ingresso.
«Un incidente terribile! Francesca, la receptionist, è in fondo alle scale di sicurezza, morta, probabilmente una caduta … Ce ne siamo accorti perché Lina, trovando la porta dell’uscita di sicurezza aperta, si è intrufolata e ne è ricomparsa, poco dopo, con in bocca un foulard. Poco prima avevo visto la ragazza che ne portava uno molto somigliante e mi sono affacciata sulle scale …».
«L’ha vista riversa a terra?» «Sì ed era decisamente immobile, in modo innaturale … Adesso l’ingresso alle scale è stato delimitato dai carabinieri e non si può più accedere, in attesa dell’ambulanza.».
Durante questo scambio di battute, Debora e Walter si spostarono nel salotto dell’albergo e presero posto su un divano lasciato libero.
«Vado un attimo in camera, mi scusi Debora …». Intervenne Sofia, che aveva ascoltato le loro battute in silenzio.
«Sì, Sofia. Tra un po’ salgo anch’io.». In realtà Walter non aveva premura di andare in camera, preso dalla curiosità di conoscere altri particolari della vicenda.
«Povera ragazza! Sarà caduta incidentalmente?» Osservò rivolgendosi a Debbi.
«Non saprei … ieri l’ho vista discutere animatamente con il suo fidanzato, Antonio …»
«Una circostanza sospetta …»
«Sì e no. Se ci si dovesse ammazzare ogni volta che si discute! Però da quello che gli investigatori capiranno sulle cause della morte, se cioè dovessero risultare non naturali, i primi sospetti ricadranno sulle persone più prossime. Considerando che la giovane si era da poco trasferita, non vedo tante persone sospette in giro!»
«Allora dobbiamo aspettare i risultati delle indagini preliminari …» Walter era un po’ deluso, impaziente di scoprire di più su questa storia.
«Non è detto! Possiamo informarci indipendentemente da quello che sarà l’indagine ufficiale. Io, per esempio, posso casualmente conversare con Maria, la proprietaria dell’albergo e lei potrebbe, dal canto suo, complimentarsi con il giardiniere per le belle rose che coltiva …» Debora, con queste osservazioni, assunse la sua tipica aria da innocente furba e strizzò l’occhio a Walter, al quale non serviva ascoltare altro.
«Bene, signora Debora. Ci aggiorniamo! Intanto salgo in camera. Non vorrei incorrere nella disapprovazione di Sofia.»
Debbi, da parte sua, non aveva problemi. Il marito era chiuso in camera per del lavoro che si era portato da completare ed Elisa era a Roccaraso con amici che aveva conosciuto negli anni precedenti in cui avevano soggiornato a Roccapetrosa. Quindi, aveva campo libero. Gli ospiti della struttura erano in subbuglio per il fatto tragico accaduto e stavano in giardino a scambiarsi opinioni. Vide Maria seduta in disparte che piangeva sconsolata.
«Maria, su … veramente un brutto pasticcio, comunque sia andata. Povera ragazza, venire quaggiù a morire …». Debbi ascoltava il pianto sommesso che non accennava a diminuire, anzi, le sue parole parevano rinfocolarlo. Attese per un po’ in silenzio.
«Conosci qualche parente, da avvisare? Lo so che te lo chiederanno anche i carabinieri, prima di fare le loro ricerche, ma se li conoscessi, si potrebbero chiamare …».
«Non sapevamo niente di lei, a parte le referenze che ci ha fornito.».
«Antonio? È stato avvisato?»
«Non so … forse mio marito l’ha fatto …»
«Ieri ho visto che Francesca e Antonio litigavano abbastanza animatamente. C’erano, forse, dei problemi nella loro relazione?»
«Non saprei. Devo dire che Antonio, dopo il soggiorno in Inghilterra, era molto cambiato. Più brusco, meno propenso al sorriso, ma non so … lui vive a Roccaraso.».
«Signora Maria. Ci scusi … vorremmo riconsegnare la chiave perché siamo in partenza, come sa.». Debora si girò ad osservare quella coppia improbabile che aveva visto il giorno prima. Lui sempre con gli occhiali scuri, lei con una chioma rosso acceso che Debbi sospettava essere una parrucca.
“Stanno andando via, prima di ritrovarsi incastrati in un’indagine, con molta probabilità … o forse hanno semplicemente terminato il loro periodo di vacanze.” Pensò, mentre continuava a osservarli, decidendo, d’impulso, di seguirli fino all’automobile e annotarsi tipo e targa. “Non si sa mai!” Giustificò il suo comportamento indagatore.
Più tardi, si ritrovarono tutti in sala da pranzo. La conversazione ai tavoli era più animata del solito, visto l’accaduto. Finita la cena, Debora si avvicinò a Walter e gli chiese se avesse fatto caso alla strana coppia da poco partita.
«Sì, anch’io li ho trovati strani! Sembravano sempre circospetti e non davano confidenza.».
«Peccato che siano andati via, ma, forse, stiamo facendo congetture campate in aria.»
«Meglio la prudenza, a ricredersi si fa sempre in tempo!»
«Ha ragione, signor Walter. Infatti, per prudenza, ho preso il numero della targa e … non si sa mai.».
«Signora Debora, si capisce che lei ha la stoffa dell’investigatrice!»
«Da quello che ho letto, lei non è da meno quanto a fiuto.».
La serie di complimenti reciproci fu interrotta dai familiari che reclamavano la loro presenza. Uscirono in giardino a godere del fresco della sera e si rilassarono osservando Puzzone e Lina che, ormai d’amore e d’accordo, si dividevano ogni pezzetto di legno raccattato in giro e usato per i loro giochi.

[Continua]

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