Il fine giustifica i mezzi?

Dopo Machiavelli con la sua opera più importante Il principe, è entrata nel linguaggio comune la frase “Il fine giustifica i mezzi”. È, però, davvero utile e proficuo assumere quest’affermazione a regola di vita?

Le norme morali non rappresentano un vincolo, ma al contrario sono garanzia di bene per tutti e di libertà.

Studiando la filosofia morale o etica, mi sono imbattuta in concetti e definizioni necessarie e importanti ma, al di là degli addetti ai lavori, chiunque potrebbe esclamare come Dante a Virgilio: “Maestro, il senso lor m’è duro!”. Perciò, io, che di solito mi occupo di divulgazione e di formazione, cerco di rendere commestibili concetti complessi. Pertanto, l’esempio più eclatante dell’affermazione “il fine giustifica i mezzi” è la figura di Robin Hood. Una figura romantica! In fin dei conti rubava ai ricchi per dare ai poveri. Con la stessa logica perché non ci piace che i ricchi rubino ai poveri? Ricordate il libro di Proudhon La proprietà è un furto? Da queste riflessioni si può evincere perché il furto è un male sempre, perciò non può essere un mezzo per raggiungere un obiettivo, almeno dove vige la proprietà privata. Anche se a volte ci sembra che siano le stesse autorità che dovrebbero garantirci equità a perpetrare un furto nei nostri riguardi… dove si applicano correttivi per la redistribuzione della ricchezza.

Prendiamo un altro esempio. Trovo una persona morta abbandonata per strada, sono povero e penso che posso derubare quel morto, tanto a lui/lei il portafoglio, l’oro e l’orologio non servono più, mentre io posso mangiare per qualche giorno. Può accadere anche tra le macerie di un terremoto… Eppure, questo si chiama sciacallaggio. Per il rispetto alla dignità della persona dovuto anche verso le sue spoglie, per rispetto della proprietà privata che va ai parenti legittimi eredi ecc.

Altro esempio. Sono in una società dove non c’è il divorzio, oppure non voglio divorziare per non perdere l’eredità, ma ho conosciuto un altro/altra e voglio sposarlo. Uccido il coniuge, eredito e sposo l’amante. In fin dei conti ho raggiunto il mio obiettivo… Perché l’omicidio è sanzionato da tutte le norme civili? Perché difendere la vita umana è fondamentale per la libertà di tutti, è il primo diritto della persona umana.

Oppure un coniuge, un genitore è in coma o stato vegetativo in ospedale. Nella società di famiglia si creano grossi problemi di capitale, direzione ecc. Si potrebbe chiedere di porre fine alle loro esistenze e risolvere contemporaneamente i problemi della società. In fin dei conti che vita è quella?

Senza essere troppo cruenti: copio il compito per avere un buon voto. Perché lo sanzionano? Che male ho fatto? Forse non ho giocato ad armi pari con quelli che studiano…. Mi faccio raccomandare e scavalco i più meritevoli: mors tua vita mea (che poi in caso di pericolo reale di vita è norma lecita, ma non è questo il caso).

Oppure: mi compro una laurea o la falsifico per esercitare una professione che adoro e che mi dà status sociale, che male c’è?

Quindi la norma morale che ritiene ci debba essere un mezzo adeguatamente buono per l’atto buono che compio, trova la sua ratio e giustificazione.

Gli esempi fatti sono abbastanza macroscopici, ma ci sono altre situazioni in cui il confine tra bene e male è più sottile e necessita di una maggiore riflessione. Bisogna sempre ricordare che dal male non discende mai il bene, perché il bene conseguito da me, ha generato male per un altro.

Viene in mente la semplice regola aurea di biblica memoria: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te.

36 commenti

  1. Beh, Robin Hood recuperava solo quello che i ladri ricchi avevano rubato ai poveri; chiamiamola tassa sulla delinquenza.
    E anche non pagare le tasse (o pagarne pochissime, come fanno Amazon, Google etc.) è una sorta di furto ai danni della società, soprattutto quando diventi ricco proprio sfruttando la gente.

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  2. Io non sono mai stato dalla parte di chi dice questa frase, perché diventerebbe “alibi” o giustificazione per ogni nefandezza, o comportamento che lede i diritti altrui.

    Tra l’altro la mia prof di Filosofia si arrabbiò urlando, anni fa, quando affermammo che la frase venne pronunciata da Machiavelli. Lei urlò non fosse vero nel modo più assoluto, ma io non ho letto il libro per cui non mi pronuncio.

    🙂

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    • Nell’azione politica Machiavelli ritiene che il principe debba guardare all’obiettivo e se serve
      deve saper «entrare nel male, necessitato»: nessuna sua azione, neppure la più riprovevole, può essere condannata se volta a «vincere e mantenere lo stato»: «i mezzi saranno sempre ritenuti onorevoli e da ciascuno laudati». Per semplificare si associa la frase a Machiavelli. Rimane comunque un quesito etico su cui dibattere.

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  3. Ho sempre detestato questa frase perché l’ho sentita dire tante volte soltanto da persone in posizione privilegiata che, senza scrupoli, facevano danni a persone deboli. Ci sono notevoli differenze tra gli esempi che hai descritto tu. Non credo possa essere applicata a Robin Hood. E c’è una notevole differenza tra lui e chi va a sciacallare tra le macerie, compra una laurea, o ammazza per ereditare. Lasciamo perdere i politici, perché loro sono un’associazione a delinquere legalizzata e consolidata. Se ci fosse un Robin Hood che ruba ai miei ex datori di lavoro per aiutare me, non mi lamenterei di certo. Anche se accetterei soltanto se non sapessi che il suo aiuto e frutto di un furto. Occhio non vede… 😉

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      • Sono passati 47 anni e i dettagli del ragionamento non li ricordo, e soprattutto non ricordo le frasi specifiche di Machiavelli su cui mi ero basata per svilupparlo, comunque la sostanza era che solo se usi i mezzi giusti e adeguati puoi considerare giusto – giustificato – il tuo fine. Applicando il ragionamento agli esempi che hai fatto tu: rubare ai ricchi per dare ai poveri è il mezzo giusto, adeguato per raggiungere la giustizia sociale? Chiaramente no, quindi il fine perseguito da Robin Hood non ha giustificazioni, mentre è giustificato chi ha perseguito lo stesso scopo facendo cambiare le leggi, abbassando gli orari di lavoro, aumentando i salari, inserendo le assenze per malattia, le assicurazioni, il diritto di sciopero…

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      • Ho capito. In etica si giudica un atto moralmente buono se mezzi e fini sono ambedue buoni. In teologia serve anche che le intenzioni del soggetto che compie l’azione sia coerente, non abbia cioè “secondi fini”. Esempio: faccio l’elemosina per apparire una persona filantropica.

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  4. Il problema è che la morale è sempre un concetto molto “soggettivo” perché pochi ne comprendono il significato più profondo.Ciascuno di noi si regola in casa all’opportunismo, purtroppo,e ne abbiamo la riprova quotidianamente nei nostri ambienti di lavoro! Pur di “farti le scarpe” alcuni soggetti sono pronti a sputare veleno su di te e sul tuo operato, senza un briciolo di coscienza.

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