Ciò che conta

Stella fu il mio secondo cane. Una femmina incrocio di pastore tedesco e siberian husky. La veterinaria ci consigliò una compagnia per il nostro Rocky che fuggiva appena poteva: secondo lei il motivo era andare in cerca di femmine. Questa cosa si rivelò falsa perché Rocky era sostanzialmente nomade e non conosceva confini, infatti era contento per chiunque varcasse i suoi. Inizialmente Stella lo seguiva nelle scorribande, finché non sviluppò, per istinto, l’attaccamento a noi e alle nostre cose. Il suo carattere era del pastore tedesco, ma aveva un che di selvatico, faceva pensare a un lupo addomesticato. Era buonissima e socievole con le persone, tutti dicevano che le mancava solo la parola. Faceva la guardia a tutto ciò che era nostro. Quando tornavo dalla spesa, restava a guardia del cibo dentro il portabagagli con lo sportello aperto e guai al gatto che si avvicinava; lei però non toccava niente, sebbene con la bava che le colava dalla bocca, quando compravo la carne. Nessuno le aveva insegnato ciò, lo faceva d’istinto ed era molto ubbidiente.

Un fatto che accadde, in particolare, mi colpì e mi fece riflettere. Un fine d’anno partimmo per trascorrere il Capodanno con i miei. La mattina successiva, il signore che portava da mangiare ai cani ci avvisò per dirci che i ladri avevano visitato la nostra casa. Tornammo subito indietro, se non altro per constatare i danni e riparare la porta da cui erano entrati. Non constatammo molti danni, ma quello che mi colpì fu che Stella ancora cucciola, entrata in casa, aveva portato via le mie ciabatte da casa, quelle su cui poggiava il muso, e se le era nascoste nella cuccia. Questo mi fece riflettere molto: lei sapeva cosa contava realmente. Non le cose, ma ciò che le ricordava, attraverso l’odore personale, la sua padrona. In qualche modo aveva messo in salvo me.

42 commenti

  1. Io avevo una femmina di pastore tedesco (di nome Chicca) così intelligente quanto mite da non richiedere alcuna misura precauzionale, poiché non si allontanava mai dai suoi padroni. Circolava nell’ampio cortile di casa ed era socievole con gli abituali frequentatori di casa.
    In tarda età, divenne però famelica: voleva sempre mangiare ed era incontenibile. Di notte, a nostra insaputa, riusciva ad evadere dalla proprietà per far ritorno alle prime luci dell’alba; pare che si allontanasse proditoriamente per predare, soddisfando così il proprio incontenibile istinto famelico.
    Un mattino, rientrò più tardi del solito tanto che potemmo, in lontananza, vederla arrivare dai campi e guadagnare il suo cortile. Il suo incedere era lento e claudicante, e c’era il perché: qualcuno le aveva spezzato tutte le zampe evidentemente “a mo’ di lezione” (indagando, venimmo a sapere che la nostra cagna aveva preso l’abitudine di razziare i pollai altrui…).
    Fummo costretti a farla sopprimere, tanto era malridotta. Soffriva troppo: era stata martoriata.
    Che crudeltà…

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