Agosto: si imbottiglia la salsa di pomodoro

Immagine presa dal blog di Paola Bortolani, Primo non sprecare

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In Abruzzo, come in molte zone d’Italia, si prepara la salsa di pomodoro in bottiglia. Il rituale, in campagna, si ripete pressochĂŠ uguale, ogni anno.

Qui è descritto in dialetto e vi assicuro che è tutto vero.

1) Sveglia ore 4.35 massimo.

2) Alle 05.00 arriva il carico con l’apetta: vietato sbadigliare nell’attesa.

3) È richiesta la presenza di un vraciatore/cuoco ufficiale: addetto alla cottura di salsicce per lo sdijuno, peperoni arrosto, marrocche (mais frecato dalle terre dei vicini), pane ondo, pizza con mortadella, panini vari.

4) Lu fucarone/focarone/fucarò s’appiccia per primo e si spegne per ultimo.

5) Il primo sdijuno delle 07.45 dovrebbe essere composto da caffè, pane ondo e pummadora acconciata.

6) La commare che “c’ha le sue cose” non può fare le buttije, vietatissimo; può però fare il caffè. (La proibizione può essere superata – secondo alcune fonti – mettendosi una chiave in petto o in saccoccia). #leggendeagricole

7) I piĂš piccoli mettono il basilico nelle buttije prima della chiusura.

8) Ci vuole l’imbuto (#muttille #salvavine) e ci vuole la cannuccia/cannetta (ovviamente 100% natural, no le stranità di plastica).

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38 commenti

  1. Vedo ora finalmente l’articolo completo e grazie ancora per la foto. Io non ho mai partecipato ai riti collettivi della salsa di pomodoro, in voga (parlo dell’Emilia) quando la povertĂ  era tanta, si condivideva tutto e le attrezzature rudimentali rendevano abbastanza complesso tutto il procedimento. La preparo a casa, in cucina, per me e la mia famiglia, in quantitĂ  tale da passare l’inverno e mezza primavera: perfetto. Ci escono anche i vasetti omaggio per gli amici

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