Scrittori e scrittori

(Attenzione: sono in modalità Sociologa)

Quando fregiarsi del titolo di scrittore? Viene da rispondere che se la materia di tale attività sia lo scrivere, allora basta scrivere per essere scrittori. Qualcuno obietterà che per essere scrittori bisogna aver pubblicato il proprio lavoro letterario. Qualcun’altro dirà che se non guadagni da tale lavoro, non puoi considerarti scrittore, oppure se non guadagni almeno un tot ecc. Ciascuno guarderà dal proprio punto di vista; per esempio, un professore universitario che scrive i libri di testo e li vende agli studenti si considera scrittore? Questo, tenuto conto che molti scrittori, anche di narrativa, hanno spessissimo un altro lavoro, nel passato come oggi.

Le cosiddette professioni liberali – avvocato, notaio, ingegnere e simili – hanno l’iscrizione all’albo professionale, cioé l’istituzione che garantisce i requisiti fondamentali della loro professione (avere la laurea e gli altri titoli connessi, nonché i necessari aggiornamenti), gestiscono la cassa previdenziale e curano gli aggiornamenti mediante crediti formativi; dalla cassa previdenziale sono esentati coloro che svolgono l’attività professionale saltuariamente, avendo un altro impiego da dipendente. Ci sono professioni per le quali ancora non esiste un albo, come accade per i Sociologi, tenuto conto che si fregiano del titolo di sociologo anche laureati in altre discipline, ma scrivono di sociologia da anni.

Per essere definito professionista in un settore necessitano, quindi, un titolo di studio (dove richiesto) che ne comprovi i potenziali skills tecnici, una capacità di lavoro autonomo, capacità di lavorare a progetto e conseguirne gli obiettivi nel rispetto dei tempi e delle risorse. Qualcuno definisce professionista di un settore colui che trae dall’attività professionale il proprio sostentamento, altrimenti è un dilettante, ma non estenderei questa definizione a tutti i professionisti: conoscete un ingegnere dilettante?

Torniamo allo scrittore: ci sono scrittori professionisti e scrittori dilettanti? E su che base si valuta questo : su quanto vende? (non dimentichiamo certi autori che vendono grazie alla loro notorietà); sul fatto che l’attività di scrittore è la principale sua occupazione? (e se non vende, la vedo dura).

Sempre se vogliamo considerare la scrittura una professione valutiamo i requisiti che ho già esposto:

  • Titolo di studio: non è richiesto (per contenuti professionali, ovviamente sono necessari per la materia che si tratta).
  • Competenze tecniche: deve saper scrivere come minimo sindacale, ma conta di più ciò che ha da dire. Se ha padronanza di strumenti software per la scrittura e l’editoria è un bonus.
  • Capacità di lavoro autonomo: a meno che qualcuno non lo leghi alla scrivania e lo obblighi, direi che è necessaria, visto che gestisce i propri compiti in assoluta libertà, stabilendo tempi e modi.
  • Capacità di lavorare a progetto: il libro è un progetto e, in particolare se si lavora per un editore, obiettivi, tempi e risorse vanno rispettati. Se non si hanno impegni contrattuali, ancora più forte deve essere la volontà di portare a termine il proprio progetto di scrittura.

Sempre che scrivere e pubblicare un libro sia una professione.

54 commenti

  1. La mia idea è che sei scrittore se gli altri leggono quello che scrivi. Certo è capitato sovente che si diventa scrittori da postumi.
    Io scrivo per divertirmi, il blog mi permette di dare l’accontentino all’ego.
    Sul blog ho trovato persone che scrivono benissimo, ma questo non è sufficiente, per essere scrittore devi avere la storia e questa è veramente un altra storia.Un dono per pochi.

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  2. Applicherei tranquillamente alla categoria degli scrittori il discrimine che una volta si usava per gli sportivi:
    professionista è chi scrive per guadagnarci,
    dilettante è chi scrive per proprio diletto.

    Pubblicare libri è sicuramente una professione (intendo quella dell’editore, ovviamente), scriverli non sempre.

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      • Questo vale (o dovrebbe valere) anche per i musicisti, e per i pittori e gli scultori. Categorie nell’ambito delle quali il “dilettante geniale” è però rarissima avis. L’unico vero musicista dilettante di genio che io conosca è Aleksandr Borodin, che di professione faceva il chimico e si autodefiniva “compositore della domenica”, ma scrisse musica straordinariamente bella e complessa – geniale, appunto.

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      • D’accordo, anche nell’ambito delle professioni collegate con la musica ci sono molteplici attività che non possono essere definite artistiche nel senso pieno della parola (gli arrangiatori, i maestri concertatori, eccetera); e poi ci sono i critici e i musicologi, che per far bene il loro mestiere devono saperne più di un compositore – con tanti saluti alla bislacca teoria di Croce, il quale sosteneva che per esercitare la critica d’arte non è necessario avere compiuto studi specifici in proposito (quanti danni don Benedetto ha procurato alla cultura italiana!).

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      • Vero quella dei critici… Una volta mi hanno chiamato a moderare una tavola rotonda dove a parlare erano due ginecologhe e un’endocrinologa, come se fosse un compito secondario (infatti sono stata l’unica non pagata). Però il mio intervento per presentare i relatori e collegare gli argomenti trattati è stata di tale efficacia che, dopo due anni, dei medici presenti lo ricordano ancora come una cosa molto brillante. Nemo profeta in patria.

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  3. Prendi la fotografia: fra i professionisti ci sono quelli che fanno le foto ai matrimoni, quelli che lavorano per la pubblicità, e i reporter di guerra e affini. Fra i terzi ci possono essere degli artisti, e anche grandi artisti, fra i secondi raramente (molto raramente) può capitare, fra i primi ne dubito fortemente. E poi ci sono i dilettanti, e qui possiamo trovare un discreto numero di artisti veri. (E Avedon? Vabbè, quella è una razza a parte)

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  4. Uno è scrittore quando viene riconosciuto dagli altri come tale.
    Lo stesso vale per altre professioni, arti, attività.
    Non sei avvocato/scrittore/cantante/insegnante/ecc in quanto tale, ma lo sei perché vieni riconosciuto dagli altri come tale.

    Non sono d’accordo con il commento che distingue tra “professionista” e “dilettante”.
    Questa è una specificazione che *comprende* già il termine “scrittore”, e dunque non toglie significato o valore al termine stesso.

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    • La distinzione dalle professioni liberali non è casuale, perché per queste è previsto l’albo per esercitare, non il riconoscimento degli altri, ci sono requisiti oggettivi. Non credo che alcune forme artisiche siano condizionate dal riconoscimento degli altri. Inoltre dire gli altri è generico nella qualità e nella quantità. Quali altri e quanti devono essere? Definiscilo meglio.

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      • Lo so perfettamente, mio nipote è Avvocato.
        Ma non è questo il punto.

        Si partiva dalla domanda sull’essere scrittore.
        Lo sei non perché scrivi, ma perché gli altri ti riconoscono come tale.
        Se Totti scrive un libro, NON è uno scrittore, e nessuno lo riconosce come tale.

        Se uno è Avvocato, ma NON esercita, per me è la stessa cosa. Non lo sei e basta, perché l’Avvocato va in Tribunale, segue i dibattimenti, parla con giudice e giurie, ha a che fare con i Clienti.

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      • Va bene, è la tua opinione di chi sia avvocato o uno che eserciti qualunque attività lavorativa, ma quando dici “gli altri” devi dire chi sono “gli altri”, definizione che comprende tutta l’umanità, volendo. Perché se ti fermi a parlare con la nonnina al supermercato e le chiedi se sa chi è Ken Follet, difficile che ti risponda che lo conosce, tanto meno dirà che è uno scrittore.

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  5. Non basta scrivere ma serve avere un successo. Isabelle Allende dice per per essere considerati scrittori bisogna produrre almeno tre testi di successo.
    Secondo me. Lo scrittore non nfa una professione ma la massimo un mestiere, esattamente come un calzolaio o un idraulico. Come hai detto una professione richiede dei requisiti che lo scrittore in genere non ne ha a prte saper scrivere bene – ma non è detto – e avere idee e storie da raccontare.

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  6. Su questo argomento, qualche anno fa, ho aperto veri dibattiti con scrittori e con la mia ultima casa editrice la cui proprietaria ha sempre affermato che sono un’autentica scrittrice, cosa che io contestavo poiché non ho mai campato con le mie pubblicazioni. Ero convinta che uno scrittore è tale nel momento in cui riesce a vivere di ciò che scrive. Ultimamente il mio pensiero è mutato poiché il campo della scrittura è aperto a tutti, pertanto oggi credo che gli scrittori di dividano in due categorie: quelli bravi e quelli scadenti.

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  7. La professione è qualcosa che ti dà da vivere, quindi sei professionista scrittore se hai un pubblico che ti legge, sulla fiducia. Altrimenti sei uno che fa altro per sopravvivere e scrive per divertimento, sperando di potersi, prima o poi, mantenere con la professione della scrittura

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