Moses di Walter Carrettoni

Dopo anni ho letto di nuovo un romanzo di fantascienza. A dire il vero ho smesso perché non mi coinvolgevano più: o erano ripetitivi o assurdi.

Il romanzo di Walter Carrettoni, Moses, è stato una piacevole sorpresa. Una bella storia, ben congegnata e scritta altrettanto bene, ha una trama che mi ha ricordato le tematiche più classiche dei romanzi di fantascienza: la terra morente a causa dei danni provocati dall’uomo, un lunghissimo viaggio interstellare verso una nuova Terra, un computer che governa la vita degli internauti e a un certo punto va in tilt (a chi non viene in mente Al di Odissea nello spazio?), una realtà virtuale che sembra più vera di quella reale, tra Matrix e Truman show. Gli ingredienti ci sono tutti, anche il sospetto che l’essere umano non impari dai propri errori, salvo qualche rara eccezione. Con questo non voglio dire che Moses manchi di originalità, anzi. Intendo dire che trova ispirazione nei grandi classici e lo fa felicemente e per questo l’ho molto apprezzato.

Descrizione

Un viaggio nella storia di un uomo e dell’Uomo. La ricerca della
continuità, la salvaguardia della specie. Qual è il prezzo da pagare? A
spese di chi o di cosa?

https://www.amazon.it/dp/B08DX5DFBS/ref=cm_sw_r_cp_awdb_c_IEWBFbJN0ZFJE

26 commenti

  1. Alla maggior parte della fantascienza moderna manca quel fascino di scoperta che ha reso questo genere affascinante.
    Uscire dai cliché imposti da Star Wars e Star Trek non è facile.
    Per questo leggo romanzi scritti negli anni d’oro della science fiction

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  2. Solo un appunto: chi può garantire che senza l’intervento dell’uomo la Terra non sarebbe già “morta” da un pezzo? Solo un esempio: la maggior parte della caccia riguarda animali erbivori; senza lo sfoltimento provocato dalla caccia gli erbivori avrebbero probabilmente devastato l’intero patrimonio vegetale del pianeta, dopodiché muoiono di fame tutti gli erbivori, dopodiché muoiono di fame tutti i carnivori, dopodiché finisce gradualmente la vita sul pianeta. E basta ricordare l’infinito numero di specie sia animali che vegetali estintesi sulla Terra per cause naturali prima dell’avvento dell’uomo. E vogliamo aggiungere l’agricoltura che ha reso fertili terre che in natura non lo erano? Vogliamo aggiungere la tecnologia che limita gli effetti di catastrofi naturali quali terremoti, alluvioni, eruzioni ed esplosioni vulcaniche? Questo masochistico quanto gratuito (e modaiolo al massimo grado) mantra dell’uomo causa di ogni male è diventato veramente insopportabile.

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    • Trattandosi di fiction, accolgo il punto di vista dell’autore che ha dato voce ai protagonisti e traggo godimento dalla storia raccontata. Per quanto riguarda la vita reale, fermo restando il mio punto di vista che è più vicina al tuo, va detto che la natura non guarda all’individuo ma alla sopravvivenza delle specie, di tutte, compreso l’uomo, è il suo compito e tende a ripristinare l’equilibrio. Che un individuo muoia o una specie scompaia, non ha un significato morale per la natura, che troverà il sistema di riempire il vuoto. Anche la distruzione totale, fosse anche per mano dell’uomo che ne verrà travolto, assume un senso universale all’interno di un sistema cosmico.

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      • La natura, nel senso di esseri viventi, animali e vegetali, guarda alla conservazione della (delle) specie, la Terra, come pianeta, non guarda proprio a niente, sta lì e basta. Quindi tutte le umanizzazioni che leggi in giro (“la Terra soffre” e simili) e i patetici commenti che si leggevano durante la segregazione di marzo e aprile, “la terra è più felice senza di noi”, “il problema della Terra siamo noi”, “se noi scompariamo la Terra sta meglio” ecc., come se la Terra, senza di noi, avesse un senso, sono dei potentissimi lassativi (vedi come mi esprimo delicatamente – qualche volta – quando sono in casa d’altri!).

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      • Su questo in parte vengo a darti ragione. Premesso che indubbiamente abbiamo portato uno squilibrio nell’ecosistema, detto squilibrio porta svantaggi principalmente a noi e agli altri esseri viventi che la abitano. La Terra come pianeta, quando scompariremo, ritroverà un suo equilibrio.

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      • @Walter Carrettoni: in che cosa consisterebbe questo “equilibrio” che la Terra come pianeta dovrebbe ritrovare con la nostra scomparsa e che quindi dovrebbe avere avuto prima? Non ti sembra un po’ azzardato antropomorfizzare la Terra “come pianeta”, ossia come puro agglomerato di atomi, attribuendole caratteristiche non solo animali, ma addirittura prettamente umane? Le stelle che smettono di esistere e “muoiono” a quale equilibrio rispondono? E quali “colpe” hanno causato la loro morte? Se i meteoriti sono agglomerati di materia analoghi a quelli dei pianeti e, potenzialmente, alla Terra, di chi è la colpa se si vanno a schiantare su pianeti più grandi e perdono ogni potenzialità di esistenza?
        La fantasia è un dono meraviglioso – casualmente dato unicamente agli umani: non agli animali, non alle piante, non alle rocce alla sabbia all’acqua ai metalli al petrolio – ma quando pretende di darsi una finalità (specificamente, finalità educative ed edificanti) perde il diritto di continuare a chiamarsi fantasia.

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    • Gli animali erbivori sono per natura tenuti sotto controllo dagli animali carnivori che per loro natura si riproducono meno dei primi. Questa regola naturale mantiene (o meglio manteneva) un equilibrio. La progressiva diminuzione dei carnivori, guarda un po’, a causa dell’uomo, ha sbilanciato l’equilibrio.

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  3. Grazie Elena per la tua attenzione al mio lavoro. E grazie ancora di più per aver deciso di parlarne qui. Vero. Nulla si crea e nulla si distrugge. Le tematiche nella fantascienza come nella letteratura in generale si mescolano, si dividono, si allontanano, ricongiungono, ritornano, creano nuove varianti che si nutrono di ciò da cui sono generate.
    Omero, Dante e Shakespeare ci hanno fregato tutte le idee…

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