Ieri, durante una pubblicità, ho ascoltato con attenzione il gingle e mi sono resa conto che si tratta di una canzone molto famosa negli anni ’60 (esattamente 1967).
Chi la ricorda?
Qui in italiano, molto liberamente tradotta, cantata da I Califfi.
non la conosco
tipico di quell’epoca riprendere i testi stranieri e stravolgerli
buona giornata
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Con I Califfi, quindi la versione italiana, ebbe successo. I Bee Gees li ricorderai sicuramente per La febbre del sabato sera. Buona giornata anche a te.
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me li ricordo eccome
grazie a loro hoscoperto la disco music, genere che ascolto molto volentieri
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Era uso comune di quei tempi.
I testi a volte erano proprio diversi.
I Bee gees erano e sono famosissimi.( Robin Gibb è morto) I califfi non hanno avuto molto successo.
Buon giorno.
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Buongiorno a te. Se non ricordo male sono morti tutti e tre.
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Vado a vedere
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Due su tre a quanto pare
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Robin e Barry sicuramente, ma anche dell’altro c’erano notizie
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Scusa, Barry è ancora vivo. Sono morti Robin e Maurice, più il fratello Andy.
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Ma sai che non conosco niente di tutto questo?
Sembrerà strano, ma in effetti non è inspiegabile. Il fatto è che ho trascorso in campagna, lontano da tutto, i miei primi anni: quando nacqui, mio padre era il medico condotto di un paese della collina torinese esterna, Castagneto Po, non lontano da Chivasso, ma isolato sopra un “bricco” (si chiamano così, in Piemonte, le colline più alte). Mio padre ascoltava soprattutto musica classica, specialmente pianistica e sinfonica, e con i primi guadagni aveva comprato un mobiletto con radio e giradischi, di produzione tedesca, che aveva una resa acustica fenomenale, tanto che il pievano gli aveva chiesto il permesso di usarlo in chiesa durante le messe, essendo la pieve di Castagneto sprovvista di strumenti. Mio padre l’aveva accontentato e un giorno, di passaggio a Torino, aveva acquistato un disco di musiche organistiche varie; mia madre racconta che l’effetto, in chiesa, la domenica successiva, fu sorprendente: tutti dissero di aver avuto l’impressione di ascoltare un organo vero. Bene, di quel disco ricordo ogni nota: l’avrò ascoltato migliaia di volte, ed è proprio così che nacque la mia passione per l’organo, mai sopita.
Quando nacque mia sorella, mio padre decise di trasferirsi in città. Per un paio di anni abitammo in una villetta in collina, località Valsalice: anche in quel periodo si era abbastanza isolati, e io continuavo a ascoltare i dischi di mio padre. Il quale, intendiamoci, aveva anche un moderato interesse per il jazz (ricordo alcuni lp di un pianista straordinario, Art Tatum), che però non mi interessava; l’unica eccezione era Fred Buscaglione: ma, più che per la sua musica, per il suo stile ironico, e perché mi faceva ridere. L’incontro con musiche “altre” era legato alla televisione e alla radio – all’epoca se ne ascoltava ancora tanta. A mia madre – credo come a tutte le giovani donne di allora – piacevano le canzoni di Mina e di Ornella Vanoni; tuttavia, non ricordo che abbia mai seguito il Festival di Sanremo o cose analoghe.
Fu ovviamente a scuola che ebbi modo di conoscere, fra i miei coetanei, qualche fan del pop e del rock. Questo avvenne negli anni delle medie, non prima – forse anche perché, essendo nato all’inizio di gennaio, per non farmi perdere un anno mio padre mi aveva iscritto a una scuola privata, dove di musica si parlava raramente, anzi quasi mai.
Comunque sia, quando entrai a contatto con il mondo di quella che allora chiamavamo “musica leggera” tout court, cercai subito di trovarci quelle cose che mi piacciono da sempre, l’ironia e il gioco, che nella “classica” si trovano in abbondanza. Delusione! Tutti i rockettari e poppettari sembravano prendersi troppo sul serio. Finché non incappai nella New Vaudeville Band, che mi diede subito l’idea di essere nata al precipuo scopo di prendere in giro tutti gli altri. Era il 1966, avevo dieci anni, mi ci volle qualche tempo per capire che avevo ragione 🙂
A questa band avevo dedicato tempo fa uno dei miei articoletti, se ti interessa ti do il link.
Bene, scusami per questa sbrodolata. Ciao!
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Anche a casa mia prevaleva la musica classica. Ho seguito la musica leggera durante tutta l’adolescenza ed è incredibile come ricordi i testi senza averli letti, solo per il fatto di averli ascoltati qualche volta. La radio di casa era rotta e un vecchio giradischi non serviva a niente visto che non compravamo dischi. Mio padre aveva la sua raccolta, ma principalmente lui suonava come nonno. Erano tempi diversi ed essenziali, forse a casa mia un po’ troppo essenziali. Grazie se mi dai il link.
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Ecco:
https://clamarcap.com/2014/10/01/la-band-che-non-cera/
🙂
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Conosco Winchester Cathedral e Pik a Po, tradotte in italiano
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Peek-a-boo è il nome inglese di un gioco infantile equivalente al nostro gioco de cucù e al nascondino. Nella canzone diventa il nome di una ragazza: ironia, allusioni, humour, e tutto insieme è very british 😉
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Per quanto riguarda TNVB bisogna dire che il successo durò pochissimo, ma è ovvio: era fondato essenzialmente sulla parodia – e abbiamo visto anche recentemente, con Elio e le Storie Tese, che per breve tempo una poetica del genere può anche avere largo seguito, ma poi o fai anche altre cose o scompari – e quando il gioco iniziò a essere logoro l’interesse del pubblico diminuì, i sette giovanotti non avevano particolari motivi per continuare insieme e dunque la band che non esisteva… continuò a non esistere 🙂
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Singolare storia
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Davvero. In realtà nel mondo della musica di consumo vicende del genere non sono rare. Un mio amico e ex compagno di conservatorio alcuni anni fa aveva prodotto un brano (nel senso che l’aveva composto e poi realizzato al sintetizzatore nel proprio studio di registrazione) che venne commercializzato pressoché solo in Germania sotto il nome fittizio di Talko. Nel caso della NVB il fattore insolito e inatteso fu la diffusione mondiale, grazie al passaparola, e il successo che ne derivò, mentre al massimo ci si aspettava un po’ di séguito presso gli appassionati londinesi del music hall.
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I tempi delle feste in casa… Non ricordo il brano nel 67, avevo 5 anni, ma ricordo l’abitudine di riarrangiare in italiano brani stranieri, durata piú o meno fino a metà anni 70…
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Solo feste in casa… Riarrangiare permetteva di accedere ai grandi successi internazionali
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Già… e poi vennero le radio libere che iniziavano a diffondere musica… (e già siamoa metà anni 70). Tutto sembrava nuovo e possibile. O forse si era solo ragazzi…
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C’era un vento di novità, ma per noi era tutto nuovo
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Conosco solo la prima
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Io ho conosciuto per prima la seconda
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Ecco un’altra cover degli anni ’60, non la conoscevo. 😀
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Oggi Claudio Capriolo mi ha parlato di Winchester Cathedral ed io gli ho segnalato la versione italiana cantata da Natalino Otto.
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Ho visto e nemmeno questa conoscevo.
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Per gli anni 60-70 ho qualche infarinatura, ma di musica italiana
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Pensavo che Natalino Otto fosse un cantante degli anni ’40 e Winchester Cathedral fosse una canzone di Frank Sinatra degli anni ’60.
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Sì, Natalino Otto era già vecchiotto. Non so se la cantasse anche Frank Sinatra
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Io la conosco solo nellaversione di Frank Sinatra. :-)))
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Bisogna rimediare, però Frank Sinatra è il top
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Devo studiare…
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Sembrerebbe che Sinatra l’abbia scritto e cantato ma ci sono altri interpreti, compresa Petula Clark
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Ho delle lacune…
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Non eri nata
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La ricordo bene, anche se sono nato dopo. Ho alcuni dischi dei Bee Gees, a poi è stata cantata anche da altri artisti.
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Ero sicura che ti fossi ampiamente informato
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Ti dirò, la prima versione che conobbi fu quella di Jimmy Somerville, solo in seguito scoprii trattarsi di una canzone dei Bee Gees.
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Non conosco Jimmy Somerville, ma è normale…
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I califfi li ignoravo ma i Bee Gees no.
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I Bee Gees sono artisti internazionali
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lo so. Credo di avere ancora dei 45 giri di loro.
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Ricordo benissimo il brano dei Bee Gees, mentre i Califfi me li sono completamente persi per strada. Ho imparato un sacco di inglese con la musica degli anni ’60 e ’70, e trovavo terribili le versioni italiane, limitate per forza visto che dovevano rispettare metrica e musica. La musica rock, quella bella, è oggi considerata classica dai cultori, e poesia quella dei cantautori degni del nome
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Certamente il rock di buon livello è motivo di studio alla pari della musica precedente
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Sicuramente c’è un rock (figlio del r&b) che ha segnato un’epoca in senso culturale. Magari musicalmente ha una semplicità, ma ha smosso una creatività dalla quale sono nati pezzi intramontabili. Come per la musica classica, non sono migliaia …
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Sì
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E come no! Entrambe, che magone a risentirla!!! I Bee gees erano i miei preferiti
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Siamo più o meno dello stesso periodo, questo e il motivo per cui ricordiamo ambedue. Anche a me piacciono molto i Bee Gees.
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Nostalgiche anni 60/70 😁
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Sì
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