IL MOMENTO DI VIVERE di Elena Andreotti. (Capitolo 2)

Come già detto il romanzo è incompleto, ma mi impegno a finirlo per poter offrire a tutti voi la conclusione di questa storia di rinascita. Quindi, tranquilli: ci sarà il finale!

2.

 

Mentre raggiungeva la pizzeria, Giuliana si toccò la cicatrice sulla fronte. Ormai era sbiadita e quasi non si notava: il chirurgo aveva fatto un buon lavoro. Le aveva proposto un chirurgia plastica per eliminarla, ma lei non aveva voluto. Quel segno doveva ricordarle per tutta la vita che, a causa dell’ambizione, aveva perso la persona che amava di più al mondo. Sentiva ancora il dolore per l’astio che gli aveva riversato addosso in quell’ultimo istante di vita. Fausto era morto con nelle orecchie le parole della sua disapprovazione.

A distanza di cinque anni ancora se ne doleva e sentiva la mancanza del suo amore in modo assoluto.

Entrò nel locale, semplice e pulito, e il proprietario la salutò subito.

«Cosa le porto, dottoressa?», le disse in italiano.

«Gradirei una pasta con salmone e capperi, grazie».

«Si accomodi dove vuole: oggi c’è posto».

Giuliana andò a sedersi vicino alla finestra e si dispose ad aspettare. Si guardò intorno. Era lunedì e poca gente aveva deciso di uscire per una pizza o una buona pasta all’italiana.

C’era qualche coppia e un signore con una bambina, forse padre e figlia. Li guardò con attenzione.

Lui somigliava vagamente a Fausto, di sicuro più giovane, con i capelli scuri e gli occhi penetranti. Si accorse che Giuliana lo stava osservando e le rivolse uno sguardo gentile. Lei distolse gli occhi, un po’ imbarazzata.

La bambina era bionda e rosea, con gli occhi molto chiari. Forse somigliava alla madre, fu la riflessione di Giuliana. Stavano già mangiando la loro pizza.

La sua pasta arrivò dopo una decina di minuti. Giuliana si rese conto che era molto affamata, ma riuscì a fare qualche forchettata, prima che al tavolo di padre e figlia iniziasse un trambusto che attirò l’attenzione di tutti.

«Aiutatemi! La bambina sta soffocando!».

Giuliana abbandonò immediatamente il suo tavolo e corse dalla famigliola. Prese la bambina e, dopo essersi qualificata, praticò una manovra di disostruzione delle vie aeree. Quasi subito la piccola sputò un osso di oliva. Piangeva impaurita, ma era fuori pericolo.

Giuliana la adagiò sulla panca imbottita dov’era seduta in precedenza e rassicurò il papà.

«Non piangere, cara. È tutto finito», tentò di calmare la bimba con una carezza sul viso paffutello.

«Se non ci fosse stata lei…», mormorò il giovane padre ancora sconvolto.

«Bisognerebbe imparare tutti queste manovre, specialmente se si hanno bambini piccoli».

«La sua povera mamma sapeva come fare, ma ora non c’è più e io devo ancora imparare tante cose sui figli».

«Senta… io periodicamente faccio corsi per chiunque voglia apprendere questa tecnica salvavita. Ne comincio uno la settimana prossima, nella palestra vicino al mio studio. Sono corsi gratuiti. Se vuole, le lascio il volantino».

«Grazie. Verrò volentieri. Lasci che mi presenti. Io mi chiamo Gustaf Volf e lei è mia figlia Angelika».

«Piacere di conoscervi. Io sono Giuliana Werter».

Non c’era più niente da dirsi al momento, perciò, Giuliana si accomiatò e tornò al suo posto a finire una pasta ormai raffreddatasi. Era, tuttavia, contenta, perché si sentiva realizzata quando la sua professione era utile a salvare vite. Purtroppo, nessuna vita salvata avrebbe compensato quella che aveva tolto a suo marito.

Tra le tante conseguenze, quell’esperienza drammatica e definitiva aveva lasciato una nube sulla sua integrità morale: per le regole vigenti in Italia il suo tasso alcolico era superiore al minimo consentito. Uscivano da una festa! Non avrebbero mai potuto evitare di bere qualcosa. Anche suo marito aveva bevuto, ma la logica ferrea di tale legge, che vieta di guidare se si è bevuto più del minimo consentito, ha una sua ragione e, infatti, lei ne aveva sperimentato la conseguenza peggiore e Fausto non era più al suo fianco.

Con questi pensieri tristi, che quasi mai l’abbandonavano, finì il suo pasto e si alzò per andare via.

La bimba appena salvata la salutò timidamente agitando la manina. Giuliana ricambiò con un sorriso mesto.

©️ Copyright Tutti i diritti sono riservati

9 commenti

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.