un caso per tre – un giallo a quattro mani – dodicesima puntata

Più domande che risposte per Walter e Debora.

Il mio contributo al racconto giallo scritto con Gian Paolo (Newwhitebear)

Se avete perso le puntate precedenti le trovate qui relativi 1 ,2 ,3 ,4 ,5 ,6 ,7 ,8 , 9, 10, 11

Debora e Andrea rimasero ancora un po’ a Roccaraso, passeggiando e guardando i negozi di prodotti tipici; al momento del ritorno recuperarono Elisa alla pista di pattinaggio e ripresero la strada per Roccapietrosa.
In hotel trovarono che il pasto era pronto per essere servito, così si recarono direttamente in sala. Più tardi, Debora approfittò del momento in cui ci si sposta verso il bar o ai divani per il relax, per avvicinarsi a Walter, il quale le mostrò subito la foto della felpa di Albertino rinvenuta nella stanza 216 e il filmato che mostrava l’uomo che vi si era introdotto dopo, raccontandole come Puzzone lo avesse condotto lì.
«Sai, Puzzone ha avuto modo di odorare una delle magliette del bambino quando sono andato a comprare del pane proprio al negozio di una zia di Albertino. In quel momento, la stava mostrando agli altri avventori.»
«Bravo Puzzone, un vero segugio e tu sei stato veramente scaltro nel farti aprire la stanza da Cecilia, ma chissà se la felpa è ancora lì, dopo la visita di quel tipo che è entrato dopo di te. Non riesco neanche a capire, dal filmato, se sia lo stesso che ho visto andare via il giorno che è accaduto l’incidente di Francesca … forse era alloggiato in quella stanza …»
«E tu? Hai qualche novità?» Walter sperava che Debora aggiungesse qualche altro tassello alla loro personale indagine.
«Quasi me ne dimenticavo, presa dal tuo resoconto! Direi che sia accaduto un fatto piuttosto grave. Ero al bar di Antonio, che non era presente al momento e stavo raccogliendo informazioni su di lui, quando è entrata una donna del paese dichiarando che il ragazzo si è sparato! Ora, potrebbe anche non essere che si sia sparato, cioè altri potrebbero averlo fatto, per qualche motivo che non sappiamo. Per quanto riguarda la droga, a detta di un avventore del bar, ne ha consumata da giovane e si trattava di droga leggera, ma, metti che abbia qualche affare in sospeso con gli spacciatori…»
«Metti che, invece, si sia sparato … i motivi potrebbero essere i più vari …» Walter osservò, ma si rendeva conto dei pochi elementi che erano in loro possesso.
«Infatti. Penso anche che, qualora si sia sparato, i motivi del tentato suicidio possano dipendere tanto dalla disperazione quanto dal rimorso …»
«Oppure, l’accaduto non ha niente a che fare con Francesca e riguarda altro che non sappiamo.».
«Vero, Walter, al momento possiamo fare solo congetture. Per essere più fattivi, vogliamo tornare alla stanza 216?»
«Per fare cosa?»
«Potremmo verificare se la felpa è rimasta al suo posto e poi si potrebbe tentare di capire chi fosse alloggiato in quella stanza.»
«Confesso di essere curioso, ma vorrei restare qui con Sofia, che mi starà già cercando. Del resto, cosa ne faremmo della felpa? Non possiamo dire che siamo entrati senza autorizzazione.».
«Hai ragione su tutto e, poi, siamo in vacanza … Ci basta sapere che c’è un nesso tra Albertino e gli occupanti della 216. Abbiamo la tua foto ed è sufficiente.».
Si salutarono, ma Debora non andò dai familiari, recandosi, invece, verso la reception dove in quel momento non c’era nessuno. Cercò nel registro degli ospiti le informazioni sui due occupanti della stanza 216 e copiò i dati anagrafici; avrebbe, con calma, deciso come utilizzarli.
«Le serve qualcosa?» le chiese Cecilia, che in quel momento stava passando diretta alla porta d’uscita.
«Sì, cara … cercavo i miei occhiali da lettura. Sa, l’altro giorno, quando è successo il fattaccio, li ho persi e pensavo, magari, che li avessero trovati e portati qui alla reception, ma non mi pare … certo che ne stanno succedendo qui! Anche il rapimento di quel bambino … lei lo conosceva?»
«Sì, poverino! Speriamo che lo ritrovino … Qualche volta veniva qui in piscina dato che la proprietaria, Maria, è molto amica della mamma del bambino. Beh, io vado, ho finito il mio turno.»
“Bene! Un altro particolare che si aggiunge alla storia. Quindi, Albertino è stato in hotel, lo frequentava abitualmente e forse, in questo modo, ha conosciuto i suoi rapitori … Lo dirò a Walter appena possibile.”
«Sei qui, finalmente! Ti stavo cercando per stare al fresco in giardino.» Andrea la prese sottobraccio e la portò con sé.
“Ma sì! Siamo in vacanza.” Si disse Debora, scrollando le spalle.

17 commenti

  1. Sempre affascinante il racconto, non vedo l’ora che il mistero si risolva. Un unico “appunto”: la receptionist è la persona addetta all’accettazione, mentre l’accettazione è la reception. Mi pare che ci sia un errore in questo senso. Per tutto il resto … straordinario è il termine giusto. Buonanotte!

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